giovedì 3 marzo 2016

Il concetto di libertà nel romanticismo

   

                                                    



                   "- Noi non rimanderemo niente. Non questa volta. Dovrà essere il matrimonio che
                     tu hai sempre sognato. E non permetterò che niente interferisca. Neanche una 
                     misteriosa trasformazione di materia a livello subatomico.
                    - E' la cosa più romantica che tu mi abbia mai detto."                
                                                                                                               Tratto dal film  " I fantastici 4 "


 Non esiste un romanticismo solo, ne esistono tanti, uno dei quali fa capo alla categoria estetica del Sublime, nella quale estasi spirituale, drammaticità e pure irrazionalismo vengono a coesistere. Il Sublime è quel sentimento di superba bellezza, sgomento, incredulità naturale che finisce per diventare terrore, smarrimento, è il fulcro di attrazione e repulsione in un solo concetto. Essere romantici vuol dire anche aver paura, la paura come emozione forte che nasce dall'attrazione, il romanticismo è disperazione, disadattamento, ma al tempo stesso una virtù etica, quella del ricordo, di valori fondati e fondanti, il mitico,l'ironico, l'orrorifico, il gotico.
Gli innamoratini mano nella mano che si guardano negli occhi e comprano zucchero filato o si coccolano davanti a un camino non possono essere sufficientemente romantici finché la loro passione non sconfina nel morboso, nell'irrazionale. E' la cieca passione di chi sviene per un bacio o piange davanti a un tramonto, l'innamoramento di chi non riesce a dormire e a mangiare e poi magari è costretto a prendere droga o a scrivere poesie.
Johann Heinrich Fussli, 1781, L'incubo, Detroit Institute of Arts

Ma da dove proviene l'aggettivo romantico?
Deriva da romantic, che alla fine del Seicento designava in Inghilterra il carattere "romanzesco", epico del romance, il romanzo cavalleresco medievale. Il termine fu impiegato nel Sette-Ottocento per denotare un insieme di tendenze che confluirono nel vero e proprio movimento del Romanticismo, propugnatore della liberazione dei canoni dell'antichità classica, con una rivalutazione del sentimento, della fede, dell'idealizzazione storica, del mito, della libera espressione dell'artista.
L'esaltazione del mondo naturale porta all'affermazione della pittura di paesaggio, che diventa un genere artistico dominante, carico di un'emotività che sfocia nell'inquietudine, nello smarrimento, nella malinconia esistenziale e nella tensione verso l'infinito.
Théodore Rousseau, Effetti di temporale, olio su tela, Parigi, Museo del Louvre
In questa tela il soggetto è reso attraverso un suggestivo gioco di luce: il paesaggio campestre è rischiarato dalla luce radiante che si diffonde dal cielo rischiarando alcune zone della campagna e illuminando alcune nuvole. La natura creata in opere come questa è una natura idilliaca e contemplativa che incarna un ideale di fuga dal fragore e dal disorientamento provocati dal crescere a macchia d'olio della metropoli parigina; la pratica di vita e di lavoro a diretto contatto con una sorta di paradiso naturale contribuisce alla riproposizione del genere paesaggistico come il luogo ideale atto a incarnare le meditazioni e le fughe dell'animo umano.


Focalizzando l'attenzione sul tema della libertà...
Uno dei più importanti temi della cultura romantica è la valorizzazione della personalità autonoma e creatrice, svincolata dalle costrizioni esterne della società, delle convenzioni e delle norme tradizionali, prometeica, titanica e ribelle secondo lo stile esagitato dello Sturm und Drang, sempre e comunque sommamente libera, protesa a un sogno di pienezza e di felicità irrealizzabile nei limiti del contingente. La tensione all'infinito e all'assoluto, implicita nella morale dell'idealismo, arricchisce la psicologia romantica di una gamma assai vasta di sentimenti, fra l'ebbrezza della gioia e la disperazione buia del dolore e della noia, l'euforia dei grandi gesti e il vuoto spaventoso dell'accidia, le intense emozioni dell'amore e l'onnipresente pensiero della morte. L'uomo-anima del romanticismo si contrappone all'uomo-macchina razionale e materialistico dell'illuminismo perché è essenzialmente geistiges Gefühl, sentimento spirituale. L'eccezionalità di questo io sublime si appoggia alla teoria del genio, dell'uomo-natura, che è già implicitamente un super-uomo. La centralità dell'io porta alla confessione diretta, secondo il modello di Rousseau, all'autobiografia, al diario intimo. Qui agisce un altro grande mito del secolo: la sincerità, l'esibizione della persona in tutte le sue pieghe nascoste, nell'eccezionalità del suo sentire segreto, il piacere persino sadico della nudità interiore, il superamento di ogni ipocrisia.

Eugène Delacroix, La libertà che guida il popolo, 1830, Parigi, Museo del Louvre
Concepita come un'allegoria della insurrezione del popolo contro l'assolutismo del regime di Carlo X, il soggetto revoca uno dei giorni più cruenti della rivolta parigina del luglio 1830, seguito alla pubblicazione delle tiranniche ordinanze di Carlo X.
All'apice di una composizione piramidale vi è l'allegoria della Libertà, incarnata da una giovane donna discinta che avanza sulla barricata con la bandiera francese in mano. L'uomo col cilindro simboleggia la partecipazione della classe borghese mentre i due corpi riversi in primo piano testimoniano la ferocia della repressione e, da un punto di vista stilistico, citano le figure ignude sdraiate che Géricault aveva dipinto nella Zattera della Medusa. Il giovane che agita la pistola posto a destra invece rappresenta la parte popolare dell'insurrezione.
Sullo sfondo, tra i fumi provocati dagli spari, è visibile uno scorcio cittadino della Parigi coeva.
L'opera, realizzata nel 1830, è forse la più amata dai francesi per il suo significato patriottico. 



Analisi visiva de "La zattera della Medusa"
 “La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è fame, la settima orrore, l’ottava i fantasmi della follia, la nona è la carne e la decima è un uomo che mi guarda e non uccide. L’ultima è una vela. Bianca. All’orizzonte.”     
 Théodore Géricault, La zattera della Medusa, 1818-1819,Parigi, Museo del Louvre

Quello della Medusa è un racconto tragico, la cronaca drammatica dei dodici giorni di deriva della zattera allestita per i 147 naufraghi che non avevano trovato posto nelle scialuppe. Una zattera di 20 metri per 7 con una vela ingovernabile e pochi viveri a bordo. Un inferno galleggiante.
Poco tempo dopo il giovanissimo artista Théodore Géricault sente parlare dell’episodio. Affascinato dalla tragedia del naufragio l'artista sceglie di rappresentare il momento in cui un gruppo di 15 naufraghi superstiti, alcuni dei quali li raffigura distesi, privi di sensi, accanto ai cadaveri dei compagni, sta per essere soccorso, dopo essere andato alla deriva per 12 giorni, dalla nave Argus, che ha le vele appena visibili alla destra del dipinto, appena sotto il braccio del marinaio di colore.
L'artista si documenta a lungo sull'evento: la sua interpretazione è volta alla resa del tragico in senso universale, secondo un pensiero che si pone come una sorta di sintesi tra ideale e reale. E' stata spesso data una interpretazione politica dell'opera, che secondo l'ipotesi più attendibile incarnerebbe il naufragio della Francia dopo il crollo dell'impero napoleonico.
La scena più drammatica del dipinto è rappresentata dal gruppo di naufraghi che si addossano l’uno all’altro per farsi notare dalla nave Argus ed essere tratti in salvo: agita le braccia esternando tutta la disperazione del momento. Il gruppo crea così un movimento a salire da sinistra verso destra che culmina nella figura sporgente in avanti del marinaio di colore. I personaggi esprimono nel volto e negli atteggiamenti paura, angoscia e commozione; ciò si nota in particolare nell'uomo in primo piano che, sostenendo un corpo senza vita, ha sul volta un'espressione rassegnata. Anche nella tragedia non manca l’armonia delle forme: il torso dell’uomo che agita il drappo è vero un capolavoro di anatomia.
Particolare de "La zattera della Medusa"
La zattera sulla quale si dispongono ammassati i corpi dei naufraghi è trascinata alla deriva dalle onde del mare in tempesta. Sullo sfondo un cielo plumbeo e minaccioso spande una luce marrone-dorata sulla scena, determinando una cromia modulata su una gamma di tinte monocrome. Con delle dimensioni complessive di cinque metri per sette, questo capolavoro fu terminato in otto mesi febbrili di lavoro.


Una corrente "pluridirezionale"
Tuttavia questa corrente artistica non abbraccia esclusivamente l'arte, ma si propaga anche nel mondo musicale e letterario attraverso i quali riesce a far esprimere tutta la libertà dell'artista: con Wackenroder soprattutto, si approfondisce un'estetica musicale a sfondo mistico e irrazionalistico: la musica (ancor più della pittura) non imita la natura o la realtà esterna, è pura arte dell'interiorità e del sentimento; analogamente, per l'idealismo magico di Novalis la poesia si colloca al centro del mistero dell'universo come scrittura dell'assoluto. Non c’è dubbio che questo acuto interesse per l'arte è in parte stimolato dalla Critica del giudizio di Kant, dalla dottrina delle idee e degli attributi estetici, secondo cui il linguaggio poetico, diversamente da quello comune, è plurisenso, suscita in noi una molteplicità di sensazioni e rappresentazioni secondarie indistinte, indicibili. Dove il linguaggio della parola non riesce a cogliere l'invisibile, sarà la musica per Wackenroder a esprimerne il miracolo, l'epifania. Analogo è il pensiero di Hoffmann, che considera la musica la più romantica di tutte le arti perché ha per oggetto l'infinito. Nella stessa ottica Novalis afferma: «Ogni parola è una parola di evocazione. A seconda dello spirito che chiama, uno spirito appare». Il poeta, quasi mago e incantatore, ci apre al mondo ignoto del mistero.


In Italia invece..
Chi se non la Scapigliatura nel corso del XIX secolo è riuscito ad esprimere al meglio un senso di libertà e anticonformismo che condizionerà gli equilibri letterari dei successivi decenni?
Gli Scapigliati: da sinistra, Emilio Praga, Carlo Dossi e Luigi Conconi.

Il termine Scapigliatura viene utilizzato per indicare un gruppo di letterati unito da un comune atteggiamento di anticonformismo. Tuttavia "Scapigliatura" indicherà non tanto la loro poetica, quanto il loro atteggiamento nei confronti dell'arte e della letteratura. La polemica degli Scapigliati è condotta contro la società nel suo insieme, contro l'ipocrisia di una vita borghese che chiude sistematicamente gli occhi davanti alla realtà inquietante del mondo moderno. Vivono in un'epoca fatta di insicurezze, dove tutto (di conseguenza) era un "nemico". Il fascino della libertà, in realtà produce differenze sociali, più bisogni, più lavoro, ma anche più paure.Tutti, dunque, condividono un generico ribellismo, un'esigenza di rompere i ponti con gli schemi costituiti, siano essi modelli artistici o di vita.









Bibliografia..
-Romanticismo-wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Arte_romantica)

-periodo romantico(http://www.storiadellarte.com/periodi/romanticismo/romanticismo.htm)

-ROMANTICISMO(http://www.settemuse.it/arte/corrente_romanticismo.htm)

-la zattera della medusa(https://it.wikipedia.org/wiki/La_zattera_della_Medusa)

-la libertà che guida il ppolo(https://it.wikipedia.org/wiki/La_Libert%C3%A0_che_guida_il_popolo)

-romanicismo(http://www.riflessioni.it/enciclopedia/romanticismo.htm)


-Il blogger Francesco Vozza.


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