giovedì 2 giugno 2016

L'architettura del XX secolo: tra Avanguardia e Modernità

Un'architettura al passo con i tempi

I primi decenni del Novecento vedono una innumerevole successione di invenzioni e scoperte, come il telefono, la radio, l'aeroplano, lo sviluppo di cinema e fotografia: in questo panorama l'arte deve trovare una nuova funzione.
La pittura astratta, e in particolare le proposte di Malevic, Mondrian e Kandinskij, hanno profonda influenza sull'architettura degli anni Venti. dal 1917 sino ai primi anni 20' nascono quasi simultaneamente le nuove esperienze del Bauhaus in Germania, del Vchutemas in Unione Sovietica e di De Stijl in Olanda, accomunate dalla necessità di reagire alle disillusione sul progresso e sulla pace universale causate dal conflitto mondiale,
Questa corrente artistica (denominata astrattismo), riflette la consapevolezza di un'epoca fino a quel momento priva di concretezza.  Non essendo più vincolata dalle necessità sociali, l'arte deve sciogliere le tensioni tra le particolarità dell'estetica e le esigenze di un paese sempre più sviluppato dal punto di vista economico-sociale prendendo atto dei nuovi stili di vita, della necessità da parte dei cittadini di disporre di servizi sociali. Da qui si sviluppa la tendenza a riformare la vita quotidiana con valori estetici di tipo differente, attraverso norme che consistono nella semplificazione formale e nella straordinario possibilità di soddisfare ogni membro di una classe sociale grazie alla produzione in serie. Le "norme" appena accennate si riassumono dello slogan razionalista: "La forma segue la funzione".



Il Bauhaus e Gropius

In parallelo alle ricerche astratte condotte nel campo della pittura, nell'architettura della Germania degli anni Venti vengono studiati e costruiti edifici che si prefiggono come obbiettivo principale la funzionalità rispetto all'uso e alla destinazione, in modo da risolvere il conflitto tra arte e industria, bellezza estetica e utilizzazione concreta. Le costruzioni, che nell'aspetto tradiscono una forte impronta geometrica, sono progettate secondo regole razionali che diventano a loro volta oggetto di manuali teorici e didattica applicata; esemplare in tal senso il Bauhaus tedesco, una scuola che investe ogni ambito della progettazione, dall'edificio all'arredamento di interni.
E' scuola nata a Weimar dalla fusione della scuola superiore di belle arti e dalla scuola di arti applicate nel 1919 e affidata alla direzione di Walter Gropius (Berlino 1883- Boston 1969). Non sorprende quindi che i primi anni del Bauhaus siano sotto il segno dell' Espressionismo e della valorizzazione dell'artigianato. Tra i docenti fondamentali che entrano in contatto con questa scuola è importante ricordare l'architetto van der Rohe, l'artista e il fotografo Lyonel Feininger e lo scultore Oskar Schlemmer.
Le realizzazioni del Bauhaus vengono esposte in mostre, conferenze, spettacoli, libri, manifesti, ma incontrano l'ostilità degli ambienti accademici e borghesi di Weimar. Accusata di "bolscevismo", l'istituzione è costretta a trasferirsi a Dessau nel 1924, in un edificio progettato dallo stesso Gropius e costruito in cemento armato e vetro, che rappresenta l'emblema delle teorie avanguardistiche della scuola.
Walter Gropius, Sede del Bauhaus, 1925-1926. Dessau

La struttura è concepita per ospitare le attività didattiche della scuola e si compone di due edifici principali, destinati uno alle aule e un altro ai laboratori; un ponte coperto raccorda le due costruzioni; sotto di esso passa la strada di accesso al complesso. Una terza struttura ospita il dormitorio studentesco; gli uffici amministrativi, la biblioteca, le sale comuni, il teatro, e la mensa sono ospitati in spazi architettonici raccordati al corpo principale. Ciascuno dei tre nuclei si caratterizza per la differente forma delle finestre, funzionale all'uso degli ambienti interni: l'uso del vetro su superfici così ampie allude chiaramente ai dettami razionalistici, che propugnano chiarezza e purezza sia in senso concreto sia metaforico.
Fra i progetti architettonici pensati nella scuola vanno menzionati  il collegio dei docenti a Dessau, del 1925, il quartiere operaio per la Siemens a Berlino, del 1929, e il famoso teatro a scena centrale concepito col drammaturgo Piscator. Nel 1928 Gropius affida la direzione a Hannes Meyer, ma nel 1932 l'istituzione è chiusa; si ricostituisce in forma privata a Berlino, ma il regime nazista nel 1933 la sopprime definitivamente.



Le case funzionaliste di Le Corbusier

Accanto ai grandi centri di sviluppo del Razionalismo progettuale, in Europa si fanno spesso presto strada altre versioni del medesimo spirito modernista. L'esponente più conosciuto è Le Corbusier (nome d'arte di Charles-Edouard Jeanneret).
Memore dell'uomo di Vitruvio e di Leonardo, non dimentica che la "misura" su cui si deve basare ogni edificio è appunto la figura umana, e ne fa una unità con il nome di Modulor.
La sua ideologia e il suo concetto di edificio si identificano sempre nella funzione  e nel ruolo che quest'ultimo riveste in un determinato ambito. Jeanneret realizza sempre strutture dallo spirito razionalista, accompagnate da un senso di adesione al contesto secondo i canoni di quello che verrà denominato "Funzionalismo".
La facciata libera, la pianta libera, i tetti-giardino, la finestra a nastro, i pilots: i cinque capisaldi del Funzionalismo architettonico, i cui moduli verranno applicati in una delle opere architettoniche più importanti da lui realizzate, la Villa Savoye a Poissy del 1929-1931.

Le Corbusier, Villa Savoye, 1929-1931, Poissy.
La villa, dalla pianta quadrata, si articola in una piano terra e un primo piano, sostenuto dai caratteristici pilotis (piloncini che sembrano galleggiare sullo spazio circostante). Il piano inferiore ospita un portico coperto, il garage, la lavanderia e l'appartamento per l'autista, mentre al primo piano si apre una vasta terrazza, alla quale si accede dal soggiorno; le finestre sono a nastro. Infine sul tetto una parete curvilinea nasconde allo sguardo un giardino pensile, elemento tipico dell'architettura di Le Corbusier, un solarium e lo stenditoio.



L'architettura organica di Wright 

Sulla scia del Razionalismo europeo si muove Frank Lloyd Wright, fondatore dell'architettura organica. L'americano si forma presso l'atelier di Dankmar Adler e Louis Henry Sullivan, due dei massimi architetti americani della cosiddetta scuola di Chicago, alla quale si devono alcuni dei nuovi edifici che daranno nuova identità agli Stati Uniti; i grattacieli. Per comprendere la concezione che Wright ha circa lo sviluppo di una costruzione, è fondamentale concentrare l'attenzione sul legame casa-ambiente. Si tratta di instaurare un processo di "antropomorfizzazione" della natura e nel contempo di "vegetalizzazione" della costruzione: da qui deriva una forma parziale di allontanamento nei confronti del Razionalismo geometrico, sostituito da un insieme di forme che alludono ad una fluidità e un'armonia quasi naturale, fondendo e inglobando l'edificio nello spazio circostante. Significativa, a questo proposito, è la realizzazione della Kauffmann House del 1936, detta anche semplicemente "Casa sulla cascata", a Bear Run, in Pennsylvania: questo capolavoro rappresenta lo stereotipo di una totale fusione edificio-natura.

Frank Lloyd Wright, Casa sulla cascata, 1936, Bear  Run  (Pennsylvania).
La casa è costruita all'interno di un bosco, su una sporgenza rocciosa dalla quale scende una piccola cascata. La costruzione è scandita in vari piani che si sovrappongono sfalsandosi, accompagnando il terreno fino al limite della cascata. Le terrazze sono pensate in continuità e in integrazione con la natura, qui rappresentata dal bosco e dalla cascata. I materiali scelti dall'architetto rimandano alla semplicità della natura; pietra per l'esterno, legno per l'interno.

Wright, tuttavia, presto amplia le sue idee anche a progetti di edifici cittadini, semplicemente alla fusione con la natura circostante quella più generica con l'ambiente circostante: ne è un esempio il famoso Guggenheim Museum a New York.

Frank Lloyd Wright, Guggenheim Museum, 1943-1959, New York.

Il Salomon R. Guggenheim Museum (dal nome del suo fondatore) è tra gli edifici che caratterizzano la Fifth Avenue di New York, Il museo è infatti noto per l'avveniristica architettura a spirale ideata da Wright. La sua struttura riprende la forma naturale della conchiglia e si sviluppa su più livelli. All'interno, l'illuminazione naturale che proviene dalla grande cupola in vetro accresce la sensazione di trovarsi in uno spazio aperto. Anche la visione delle opere avviene passeggiando sulla rampa a spirale che si affaccia sull'atrio del museo. La collezione del magnate americano comprende capolavori di Kandinskij, Klee, Chagall ma anche sculture di Brancusi e opere figurative di Picasso.



I razionalisti italiani

Anche l'Italia appare essere influenzata dai nuovi canoni razionalisti europei, espressi in particolar modo dal Gruppo 7, fondato a Roma nella seconda metà degli anni 20' da Giuseppe Terragni; ne fanno parte Adalberto Libera, Sebastiano Larco, Luigi Figini, Gino pollini, Guido Frette e Carlo Enrico Rava. Già nel 1927, però, la maggior parte dei sette confluisce nel MIAR (Movimento italiano per l'architettura razionale), al quale aderiscono altre personalità come Giuseppe Pagano, che firma l'edificio in cui sorge l'Università Bocconi a Milano, Giovanni Michelucci e Gio Ponti.
L'edificio che meglio esprime le tendenze del razionalismo italiano è la Casa del Fascio di Como, realizzata tra il 1932 e il 1936: si tratta di un parallelepipedo, rivestito di marmo bianco e privo di ornamenti, tutto giocato nel rapporto tra pieni e vuoti, tra luce e ombra.

Giuseppe Terragni, Casa del Fascio, 1932-1936, Como.



Adalberto Libera elabora ancora studente il Manifesto del razionalismo italiano; nel 1928 è promotore del MIAR, per il quale realizza in seguito le due esposizioni. Sulla base del linguaggio razionalista, Libera conduce ricerche in campi differenti, che culminano nella costruzione del Palazzo delle Poste sull'Aventino a Roma. E' dello stesso periodo Villa Malaparte a Capri, un'architettura magistralmente inserita nella natura dell'isola, tanto da costituire una delle opere più riuscite del Razionalismo italiano.

Adalberto Libera, Villa Malaparte, 1938-1943, Capri.



Giovanni Michelucci, entrato prestissimo in contatto con l'artigianato (falegnami e forgiatori), realizza la sua prima opera durante il servizio militare: una cappella costruita sul Fronte, a Caporetto. Successivamente coordina il progetto per la Stazione di Firenze e per alcuni istituti universitari a Roma. La sua opera più famosa rimane tuttavia la chiesa di San Giovanni Battista sull'autostrada del Sole presso Firenze: una cattedrale-tenda in cemento armato, che doveva significare la provvisorietà del cammino dell'uomo sulla terra.

Giovanni Michelucci. San Giovanni Battista, 1961-1964, Campi Bisenzio (Firenze).




Gio Ponti (Milano 1897-1979), dopo la laurea a Milano, dirige la fabbrica di porcellane Richard Ginori diventandone anche disegnatore, ma realizza i primi progetti architettonici ispirandosi alla pittura metafisica.
Nel 1928 fonda la rivista "Domus", che dirigerà fino al 1941 e poi ancora a lungo nel secondo dopoguerra. La sua opera più nota è la Torre Pirelli a Milano, dall'arditissima struttura portante.

Gio Ponti, Torre Pirelli, 1955-1959, Milano.



Nel 1970 Ponti ha settantanove anni e ha progettato tutto: case, edifici, musei, ceramiche, riviste; le espressioni della sua arte sono tante, atti d'amore per le città, per gli italiani. La sua ultima opera sarà una cattedrale: la Gran Madre di Dio a Taranto. Il progetto è voluto dall'arcivescovo Guglielmo Motolese, che sogna una grande cattedrale per i fedeli: il suo desiderio si traduce in un rapporto intenso, anche epistolare, con Gio Ponti.
Gio Ponti, concattedrale Gran Madre di Dio, 1967-1970, Taranto.

La concattedrale presenta un'immensa facciata a "vela", alta ben 53 metri. Dietro, il vuoto: le sue aperture servono solo "perché gli angeli vi possano sostare", spiega Ponti. E' una finestra sul cielo, aperta al vento, alla luce, al gioco del chiaro-scuro: una fusione tra concretezza e aria. Le vasche, progettate come specchi d'acqua che riflettono la facciata della chiesa, oggi sono vuote.
All'interno, la concattedrale vive di luce: mille tonalità che variano dall'alba al tramonto. La luce, segno della presenza di Dio, esclude ogni altra decorazione. Ponti, con una leggiadria quasi divina, lavora con la materia per dare un volto all'invisibile.




Architettura brutalista: Centro Direzionale BESTAT di Taranto

Nata nel 1954 in Inghilterra. l'architettura brutalista può essere interpretata come il definitivo superamento di quella modernista: con le sue forme spigolose, geometriche e lineari questa corrente architettonica ha tentato di attuare un capovolgimento della cultura formalista del tempo, mettendo in discussione gli ideali estetici dell'epoca e dando maggior spazio all'importanza delle forme.
Un chiaro esempio di aderenza al movimento brutalista è il Centro Direzionali Beni Stabili Taranto, un centro direzionale e residenziale sito a Taranto.

Luigi Piccinnato, Piazzale BESTAT, 1972-1977, Taranto.

Contenente il grattacielo più alto della città (alto ben 85 metri), il Centro Direzionale BESTAT è caratterizzato da un impiego importante, quasi eccessivo del cemento che, unito a forme plastiche lavorate e definite nei particolari, mettono in evidenza la potenza della struttura.
L'intero complesso fu ideato dall'architetto Luigi Piccinnato con la collaborazione di Vera Consoli, il cui intento era quello di mettere in vista tutti i componenti materiali dell'architettura e quindi le forme rudi e i materiali grezzi.
Disposti a formare un ovale immaginario, gli edifici del complesso racchiudono all'interno la Piazza Dante Alighieri, interamente pavimentata in travertino romano. Dal punto di vista funzionale, la BESTAT di Taranto fu progettata a scopo residenziale e istituzionale: a tal proposito si presenta come un'immensa architettura caratterizzata da grandi proporzioni che, accostate a forme semplici, genera una monumentalità quasi schiacciante capace di stupire chiunque.






Bibliografia:

-L'architettura del 900: http://doc.studenti.it/riassunto/arte/architettura-900.html;

-L'architettura italiana del Novecento: http://www.150storiaditalia.it/it/percorso/architettura-dal-1861-ad-oggi-lo-stile-e-i-protagonisti/;

-Razionalismo ed arch. organica: http://www.antiqvitas.it/approfondimenti/razionalismo.htm;

-Il razionalismo architettonico: http://lorenzofalli.idstudio.org/2009/08/ii-razionalismo-architettonico/;

-Bauhaus: http://www.sapere.it/enciclopedia/Bauhaus.html;

-Breve storia del cinema: http://brevestoriadelcinema.altervista.org/12-1.html;

-Gruppo 7: http://www.caldarelli.it/architettura/terragni/terragniargomenti.htm.


-Centro Direzionali Beni Stabili Taranto: https://it.wikipedia.org/wiki/Centro_Direzionale_Beni_Stabili_Taranto;


Il blogger Francesco Vozza

giovedì 3 marzo 2016

Il concetto di libertà nel romanticismo

   

                                                    



                   "- Noi non rimanderemo niente. Non questa volta. Dovrà essere il matrimonio che
                     tu hai sempre sognato. E non permetterò che niente interferisca. Neanche una 
                     misteriosa trasformazione di materia a livello subatomico.
                    - E' la cosa più romantica che tu mi abbia mai detto."                
                                                                                                               Tratto dal film  " I fantastici 4 "


 Non esiste un romanticismo solo, ne esistono tanti, uno dei quali fa capo alla categoria estetica del Sublime, nella quale estasi spirituale, drammaticità e pure irrazionalismo vengono a coesistere. Il Sublime è quel sentimento di superba bellezza, sgomento, incredulità naturale che finisce per diventare terrore, smarrimento, è il fulcro di attrazione e repulsione in un solo concetto. Essere romantici vuol dire anche aver paura, la paura come emozione forte che nasce dall'attrazione, il romanticismo è disperazione, disadattamento, ma al tempo stesso una virtù etica, quella del ricordo, di valori fondati e fondanti, il mitico,l'ironico, l'orrorifico, il gotico.
Gli innamoratini mano nella mano che si guardano negli occhi e comprano zucchero filato o si coccolano davanti a un camino non possono essere sufficientemente romantici finché la loro passione non sconfina nel morboso, nell'irrazionale. E' la cieca passione di chi sviene per un bacio o piange davanti a un tramonto, l'innamoramento di chi non riesce a dormire e a mangiare e poi magari è costretto a prendere droga o a scrivere poesie.
Johann Heinrich Fussli, 1781, L'incubo, Detroit Institute of Arts

Ma da dove proviene l'aggettivo romantico?
Deriva da romantic, che alla fine del Seicento designava in Inghilterra il carattere "romanzesco", epico del romance, il romanzo cavalleresco medievale. Il termine fu impiegato nel Sette-Ottocento per denotare un insieme di tendenze che confluirono nel vero e proprio movimento del Romanticismo, propugnatore della liberazione dei canoni dell'antichità classica, con una rivalutazione del sentimento, della fede, dell'idealizzazione storica, del mito, della libera espressione dell'artista.
L'esaltazione del mondo naturale porta all'affermazione della pittura di paesaggio, che diventa un genere artistico dominante, carico di un'emotività che sfocia nell'inquietudine, nello smarrimento, nella malinconia esistenziale e nella tensione verso l'infinito.
Théodore Rousseau, Effetti di temporale, olio su tela, Parigi, Museo del Louvre
In questa tela il soggetto è reso attraverso un suggestivo gioco di luce: il paesaggio campestre è rischiarato dalla luce radiante che si diffonde dal cielo rischiarando alcune zone della campagna e illuminando alcune nuvole. La natura creata in opere come questa è una natura idilliaca e contemplativa che incarna un ideale di fuga dal fragore e dal disorientamento provocati dal crescere a macchia d'olio della metropoli parigina; la pratica di vita e di lavoro a diretto contatto con una sorta di paradiso naturale contribuisce alla riproposizione del genere paesaggistico come il luogo ideale atto a incarnare le meditazioni e le fughe dell'animo umano.


Focalizzando l'attenzione sul tema della libertà...
Uno dei più importanti temi della cultura romantica è la valorizzazione della personalità autonoma e creatrice, svincolata dalle costrizioni esterne della società, delle convenzioni e delle norme tradizionali, prometeica, titanica e ribelle secondo lo stile esagitato dello Sturm und Drang, sempre e comunque sommamente libera, protesa a un sogno di pienezza e di felicità irrealizzabile nei limiti del contingente. La tensione all'infinito e all'assoluto, implicita nella morale dell'idealismo, arricchisce la psicologia romantica di una gamma assai vasta di sentimenti, fra l'ebbrezza della gioia e la disperazione buia del dolore e della noia, l'euforia dei grandi gesti e il vuoto spaventoso dell'accidia, le intense emozioni dell'amore e l'onnipresente pensiero della morte. L'uomo-anima del romanticismo si contrappone all'uomo-macchina razionale e materialistico dell'illuminismo perché è essenzialmente geistiges Gefühl, sentimento spirituale. L'eccezionalità di questo io sublime si appoggia alla teoria del genio, dell'uomo-natura, che è già implicitamente un super-uomo. La centralità dell'io porta alla confessione diretta, secondo il modello di Rousseau, all'autobiografia, al diario intimo. Qui agisce un altro grande mito del secolo: la sincerità, l'esibizione della persona in tutte le sue pieghe nascoste, nell'eccezionalità del suo sentire segreto, il piacere persino sadico della nudità interiore, il superamento di ogni ipocrisia.

Eugène Delacroix, La libertà che guida il popolo, 1830, Parigi, Museo del Louvre
Concepita come un'allegoria della insurrezione del popolo contro l'assolutismo del regime di Carlo X, il soggetto revoca uno dei giorni più cruenti della rivolta parigina del luglio 1830, seguito alla pubblicazione delle tiranniche ordinanze di Carlo X.
All'apice di una composizione piramidale vi è l'allegoria della Libertà, incarnata da una giovane donna discinta che avanza sulla barricata con la bandiera francese in mano. L'uomo col cilindro simboleggia la partecipazione della classe borghese mentre i due corpi riversi in primo piano testimoniano la ferocia della repressione e, da un punto di vista stilistico, citano le figure ignude sdraiate che Géricault aveva dipinto nella Zattera della Medusa. Il giovane che agita la pistola posto a destra invece rappresenta la parte popolare dell'insurrezione.
Sullo sfondo, tra i fumi provocati dagli spari, è visibile uno scorcio cittadino della Parigi coeva.
L'opera, realizzata nel 1830, è forse la più amata dai francesi per il suo significato patriottico. 



Analisi visiva de "La zattera della Medusa"
 “La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è fame, la settima orrore, l’ottava i fantasmi della follia, la nona è la carne e la decima è un uomo che mi guarda e non uccide. L’ultima è una vela. Bianca. All’orizzonte.”     
 Théodore Géricault, La zattera della Medusa, 1818-1819,Parigi, Museo del Louvre

Quello della Medusa è un racconto tragico, la cronaca drammatica dei dodici giorni di deriva della zattera allestita per i 147 naufraghi che non avevano trovato posto nelle scialuppe. Una zattera di 20 metri per 7 con una vela ingovernabile e pochi viveri a bordo. Un inferno galleggiante.
Poco tempo dopo il giovanissimo artista Théodore Géricault sente parlare dell’episodio. Affascinato dalla tragedia del naufragio l'artista sceglie di rappresentare il momento in cui un gruppo di 15 naufraghi superstiti, alcuni dei quali li raffigura distesi, privi di sensi, accanto ai cadaveri dei compagni, sta per essere soccorso, dopo essere andato alla deriva per 12 giorni, dalla nave Argus, che ha le vele appena visibili alla destra del dipinto, appena sotto il braccio del marinaio di colore.
L'artista si documenta a lungo sull'evento: la sua interpretazione è volta alla resa del tragico in senso universale, secondo un pensiero che si pone come una sorta di sintesi tra ideale e reale. E' stata spesso data una interpretazione politica dell'opera, che secondo l'ipotesi più attendibile incarnerebbe il naufragio della Francia dopo il crollo dell'impero napoleonico.
La scena più drammatica del dipinto è rappresentata dal gruppo di naufraghi che si addossano l’uno all’altro per farsi notare dalla nave Argus ed essere tratti in salvo: agita le braccia esternando tutta la disperazione del momento. Il gruppo crea così un movimento a salire da sinistra verso destra che culmina nella figura sporgente in avanti del marinaio di colore. I personaggi esprimono nel volto e negli atteggiamenti paura, angoscia e commozione; ciò si nota in particolare nell'uomo in primo piano che, sostenendo un corpo senza vita, ha sul volta un'espressione rassegnata. Anche nella tragedia non manca l’armonia delle forme: il torso dell’uomo che agita il drappo è vero un capolavoro di anatomia.
Particolare de "La zattera della Medusa"
La zattera sulla quale si dispongono ammassati i corpi dei naufraghi è trascinata alla deriva dalle onde del mare in tempesta. Sullo sfondo un cielo plumbeo e minaccioso spande una luce marrone-dorata sulla scena, determinando una cromia modulata su una gamma di tinte monocrome. Con delle dimensioni complessive di cinque metri per sette, questo capolavoro fu terminato in otto mesi febbrili di lavoro.


Una corrente "pluridirezionale"
Tuttavia questa corrente artistica non abbraccia esclusivamente l'arte, ma si propaga anche nel mondo musicale e letterario attraverso i quali riesce a far esprimere tutta la libertà dell'artista: con Wackenroder soprattutto, si approfondisce un'estetica musicale a sfondo mistico e irrazionalistico: la musica (ancor più della pittura) non imita la natura o la realtà esterna, è pura arte dell'interiorità e del sentimento; analogamente, per l'idealismo magico di Novalis la poesia si colloca al centro del mistero dell'universo come scrittura dell'assoluto. Non c’è dubbio che questo acuto interesse per l'arte è in parte stimolato dalla Critica del giudizio di Kant, dalla dottrina delle idee e degli attributi estetici, secondo cui il linguaggio poetico, diversamente da quello comune, è plurisenso, suscita in noi una molteplicità di sensazioni e rappresentazioni secondarie indistinte, indicibili. Dove il linguaggio della parola non riesce a cogliere l'invisibile, sarà la musica per Wackenroder a esprimerne il miracolo, l'epifania. Analogo è il pensiero di Hoffmann, che considera la musica la più romantica di tutte le arti perché ha per oggetto l'infinito. Nella stessa ottica Novalis afferma: «Ogni parola è una parola di evocazione. A seconda dello spirito che chiama, uno spirito appare». Il poeta, quasi mago e incantatore, ci apre al mondo ignoto del mistero.


In Italia invece..
Chi se non la Scapigliatura nel corso del XIX secolo è riuscito ad esprimere al meglio un senso di libertà e anticonformismo che condizionerà gli equilibri letterari dei successivi decenni?
Gli Scapigliati: da sinistra, Emilio Praga, Carlo Dossi e Luigi Conconi.

Il termine Scapigliatura viene utilizzato per indicare un gruppo di letterati unito da un comune atteggiamento di anticonformismo. Tuttavia "Scapigliatura" indicherà non tanto la loro poetica, quanto il loro atteggiamento nei confronti dell'arte e della letteratura. La polemica degli Scapigliati è condotta contro la società nel suo insieme, contro l'ipocrisia di una vita borghese che chiude sistematicamente gli occhi davanti alla realtà inquietante del mondo moderno. Vivono in un'epoca fatta di insicurezze, dove tutto (di conseguenza) era un "nemico". Il fascino della libertà, in realtà produce differenze sociali, più bisogni, più lavoro, ma anche più paure.Tutti, dunque, condividono un generico ribellismo, un'esigenza di rompere i ponti con gli schemi costituiti, siano essi modelli artistici o di vita.









Bibliografia..
-Romanticismo-wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Arte_romantica)

-periodo romantico(http://www.storiadellarte.com/periodi/romanticismo/romanticismo.htm)

-ROMANTICISMO(http://www.settemuse.it/arte/corrente_romanticismo.htm)

-la zattera della medusa(https://it.wikipedia.org/wiki/La_zattera_della_Medusa)

-la libertà che guida il ppolo(https://it.wikipedia.org/wiki/La_Libert%C3%A0_che_guida_il_popolo)

-romanicismo(http://www.riflessioni.it/enciclopedia/romanticismo.htm)


-Il blogger Francesco Vozza.


martedì 15 dicembre 2015

Caravaggio e le sette opere di misericordia


Dipinse le sette Opere in un quadro lungo circa dieci palmi; vedesi la testa d’un vecchio che sporge fuori dalla ferrata della prigione suggendo il latte d’una donna, che a lui si piega con la mammella ignuda. Fra l’altre figure vi appariscono li piedi, e le gambe di un morto portato alla sepoltura, e dal lume della torcia di uno, che sostenta il cadavero, si spargono i raggi sopra il sacerdote con la cotta bianca, e s’illumina il colore, dando spirito al componimento”. (Giovanni Pietro Bellori)

Le sette opere di Misericordia - Caravaggio     
Michelangelo Merisi, Le sette opere di misericordia, 1606-1607, Pio Monte della Misericordia, Napoli
Sono sette per il corpo e sette per lo spirito, in una simmetria quasi perfetta. Con citazioni colte e lontane, mescolate ad elementi popolareschi, il Caravaggio rappresenta il suo particolare e desolato mondo dei miserabili.                                                                                                                         Dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, curare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti: le sei enunciate da Cristo nel Vangelo di Matteo con l'aggiunta dell'ultima che, a seguito della recente carestia, era diventata un problema importante per la città di Napoli . Esse si compiono in una ambientazione che rievoca i sudici e disadorni bassifondi napoletani, sulle immaginarie movenze d’una penosa tamurriàta.                           Caravaggio struttura la composizione in una parte bassa, dove sono poste le sette opere all'interno di un simile consunto contesto, e in una parte alta, occupata dalla Madonna(che non è posta più al centro del dipinto) con Gesù bambino e gli angeli: quest'ultimi, in particolare, osservano dall'alto lo svolgersi delle opere di carità rese possibili dal gesto di grazia della Madonna e creano un collegamento tra il "divino" e l' "umano ". La scissione  dell'opera in due registri indipendenti sottolineata volontariamente dal Caravaggio è a testimonianza della volonta del mondo celeste di creare una strada con il mondo terreno,  e non il contrario:  non a caso, nessun personaggio, ognuno impegnato nell'opera di misericordia,  sembra intenzionato a dare attenzione alle presenze divine poste in alto.                                                                                                                                All'estrema destra un carcerato sporge il volto appena fuori dell’inferriata per succhiare il seno della sua donna, andata a fargli visita. Si riconoscono: il "dar da mangiare agli affamati" e il "visitare i carcerati". Qui Caravaggio ha fatto ricorso a personaggi leggendari : Cimone e Pero. "Il vecchio  Cimone era stato condannato a morte , e questa doveva essere per fame . La giovane figlia Pero gli fa visita , ed avendo da poco partorito un piccino, gli porge il seno gonfio di latte per nutrirlo . Quando viene scoperta dai funzionari , questi vengono fortemente impressionati dall'immenso altruismo del suo gesto e commossi liberano il vecchio Cimone".                                                                       Dietro di loro si intravede un uomo che trasporta un cadavere alla sepoltura, sotto lo sguardo pietoso di un sacerdote, che rischiara l’oscurità del luogo con una torcia: riconosciamo il "vestire gli ignudi e visitare gli infermi" e il "visitare gli infermi".                                                                                        In primo piano un personaggio nudo e di spalle riceve da un gentiluomo, San Martino ovviamente, la metà del mantello. Il Caravaggio qui ha fatto ricorso alla tradizione biblica:"Si narra che San Martino camminando per la strada vide un vagabondo che coperto di soli stracci non riusciva a ripararsi dal freddo e dalla pioggia. Voleva dargli del denaro così che potesse comprarsi una coperta ma non aveva neanche uno spicciolo in tasca. Così diede metà del suo mantello al vecchio. Per la strada San Martino non riusciva a ripararsi dal brutto tempo ma in poco tempo uscì il sole. La notte San Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona".                                                                                   A lato del cavaliere un nobiluomo accoglie un povero pellegrino: riconosciamo in questo gesto l' "alloggiare i pellegrini"(segno del pellegrinaggio a Santiago De Compostela).                                       Alle spalle un persona dall'aspetto primitivo e mal curato s'abbevera, richiamando la vicenda del famoso Sansone.                                                                                                                              Dietro l’ignudo si intravede, nell’ombra, un poveraccio con le mani giunte, che affamato chiede la carità di un tozzo di pane: si riconosce il "dar da mangiare agli affamati".

Un piccolo video in cui il famoso critico d'arte Nicola Spinosa analizza con  minuziosità e accurata attenzione l'opera . . .




" Cosa dire di una composizione come Le Sette Opere di Misericordia dove ci vengono presentati i soli piedi di un cadavere portato a seppellire, una giovane isterica che offre il petto a un vecchio, alcune figure giorgionesche occupate in indecifrabili attività, e un uomo – c'è da supporre un medico – che guarda in controluce il contenuto di un bicchiere? "
(Bernard Berenson nel 1951)

Nello stile di Caravaggio il naturalismo, la scelta di soggetti reali nelle sue pitture e l'alto livello di simbolismo sono condensati in un'unica scena. Il significato morale di fondo è il rapporto speculare tra le opere misericordiose che uomini compiono come avvicinamento a Dio e la misericordia della Grazia che Dio rende agli uomini, un tema che era logico trovare in una pala destinata ad una congregazione, come quella napoletana, dedita a questo tipo di attività assistenziale.  L’attenzione al naturale si manifesta anche nella scelta dell’ambientazione: il muro del carcere vede anche l’apparizione della Vergine che finisce anch’essa ad assumere una dimensione naturale e più vera. Caravaggio dovette obbiettivamente trovarsi a dover includere, per motivi di committenza, la presenza della Madonna. Ma l’artista, secondo il suo solito, dà un’interpretazione personale rappresentando la Madonna nei panni di una popolana.
Il tema portante di questo dipinto è, senza alcun dubbio, la misericordia: ma cosa significa e a cosa allude questa parola ?
Nell’insegnamento di Gesù la misericordia non è solo l’attributo divino per eccellenza, ma la regola d’oro del discepolo. E' una delle parole che si trova sempre sulle labbra di papa Francesco. Egli la ripete sempre con passione e convinzione. L’ha menzionata pubblicamente dalla finestra del Palazzo Apostolico già all’inizio del suo pontificato, quando lodò il libro sulla misericordia. E' importante notare che il Papa non parla mai dei princìpi della misericordia. Questi lasciano il tempo che trovano e possono gratificare solo i teorici del pensiero. Il Papa parla delle opere di misericordia,quelle menzionate dal Merisi,  quelle che costituiscono il codice di comportamento dei cristiani, e che sono riassunte nel capitolo 25 del vangelo di San Matteo. Sono le opere che hanno reso santi uomini e donne di ogni tempo e luogo, e che ancora oggi esaltano la generosità di tutti coloro che vedono la carne di Cristo nelle ferite dei poveri.
Non a caso, Francesco ha indetto un giubileo straordinario «perché questo è il tempo della misericordia. È il tempo favorevole per curare le ferite, per non stancarci di incontrare quanti sono in attesa di vedere e toccare con mano i segni della vicinanza di Dio, per offrire a tutti, a tutti - ha ripetuto - la via del perdono e della riconciliazione».


Ricollegandomi al tema cardine di questo articolo, trovo necessario prendere in considerazione un film il cui significato va oltre le superficiali apparenze; un film che spiega come affrontare positivamente le difficoltà, spesso improvvise, anche con l'aiuto di amicizie e l'affrontare di tali difficoltà può migliorare il carattere di una persona e il riferirsi a rinnovati valori di riferimento.



Bibliografia ...


Pio Monte della Misericordia, Le 7 opere  di misericordia di Caravaggio http://www.piomontedellamisericordia.it/opere-di-misericordia-_-michelangelo-merisi-da-caravaggio/




martedì 20 ottobre 2015

La luce barocca



                                              Risultati immagini per l'importanza della luce

La luce è un elemento di vita e di bellezza, indispensabile alla natura ma anche all’architettura. Architectura sine luce, nulla architetcura est ci ricorda Baeza ed infatti cosa sarebbe il Pantheon senza l’oculus, gli spazi interni di Carlo Scarpa senza gli squarci sapienti, o la chiesa di Osaka di Tadao Ando senza la croce di luce ricavata dal disallineamento dei pannelli?


                                "La materialità è caratteristica essenziale dell'arte, composta anche da quella parte di materia legata all'energia che è la luce. L'arte visiva non esiste senza la luce: tutto il nostro sapere è legato ai sensi e la vista è quello che coglie e rivela la luce.Il tema del cambiamento del ruolo della luce nella storia dell'arte si sviluppa fino al grande dibattito teorico degli impressionisti, si evolve con il puntinismo di Seurat e raggiunge il culmine con le scoperte dei divisionisti: essi reputano che la luce sia la radice della frantumazione dei colori, e la frantumazione dei colori la radice dei sentimenti."
(Philippe Daverio)


Vetrata della Tribuna delle Reliquie, 1248,Sainte Chapelle, Parigi
Risultati immagini per vetrata della Genesi, Cattedrale di Ulm
vetrata della Genesi,1377, Cattedrale di Ulma
Da secoli è ormai diventata il cardine delle rappresentazioni artistiche, dall'architettura alla pittura, passando per la scultura.Nella società medievale, dove ogni manifestazione della realtà è interpretata come immagine del divino, la luce rappresenta il più fulgido segno sensibiledell'irruzione del sacro nella storia dell'uomo. Concetti ben visibili nella cattedrale cluniacense di Saint-Denis a Parigi e nelle parole pronunciate da Suger che nepromosse il rinnovamento nel XII secolo. Secondo questo abate nella nuova chiesa abbaziale “Viva luce illumina ciò che luminosamente si unisce a ciò che è luminoso, e luminoso è il nobile edificio che è profuso di luce nuova”.Un'attenzione alla luce che trova il suo apice con la costruzione della SainteChapelle
di Parigi, voluta da Luigi IX per conservare una reliquia della Passione di
Cristo. La cappella è concepita con impianto ad aula unica e costruita come una“scatola di luce”, le cui pareti consistono quasi interamente in grandissime vetrate

policrome.
Simone Martini,Annunciazione,1333,Galleria degli Uffizi,Firenze





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Rembrandt,Danae,1636,Ermitage,San Pietroburgo














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Caravaggio,Suonatore di liuto,1595,Metropolitan Museum,New york

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Caravaggio,Vocazione di San Matteo,1600,Chiese di San Luigi dei Francesi,Roma
Sarà il Caravaggio ad usare totalmente l'effetto dell'illuminazione come rappresentazione di una luce proveniente da un punto esterno del quadro: nella "Vocazione di S. Matteo" la luce entra nel dipinto e taglia diagonalmente tutta l'immagine, sfiorando il volto e la mano di Cristo prima di illuminare le figure sedute intorno al tavolo. E la luce è per il Caravaggio l'elemento trasfigurante che attenua il suo fortissimo realismo. Ma il 
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Caravaggio,Davide con la testa di Golia,1610,Galleria Borghese di Roma
simbolismo della luce ha la sua maggiore espressione pittorica nelle opere di Rembrandt dove l'identificazione fra luce e colore diviene totale e l'effetto di illuminazione delle figure è talmente potente che esse stesse sembrano emanare luce assumendo un carattere di trasfigurata immaterialità. Rembrandt accresce la luminosità dei suoi soggetti evitando la minuzia dei particolari nei punti di maggiore chiarezza, conferendo loro quella indefinitezza di superficie che li rende più luminosi del resto del campo.















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Rembrandt,Sposa Ebrea,1665, Rijksmuseum,Amsterdam
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Rembrandt,Sposa Ebrea,1665, Rijksmuseum,Amsterdam

 Bibliografia..


BlogThesign-l'iportanza della luce (http://blogthesign.com/post/51561178284/limportanza-della-luce);
La filosofia della luce(https://books.google.it/books?id=7iy4U0tjOMsC&pg=PA156&lpg=PA156&dq=la+luce+nelle+sue+manifestazioni+artistiche&source=bl&ots=QUrBTauEDm&sig=_vAkEMAyGvmkfG_jo1hOv_IWORs&hl=it&sa=X&ved=0CDcQ6AEwBGoVChMI69WOupHPyAIVirQUCh3fQQOY#v=onepage&q=la%20luce%20nelle%20sue%20manifestazioni%20artistiche&f=false);
Francesco Morante-Barocco(URL http://www.francescomorante.it/pag_2/211.htm ).


                                                                                                             -Francesco vozza